MA DOVE VUOLE ARRIVARE GIUSEPPE FALCOMATÀ?
Riceviamo e pubblichiamo questa analisi, dall’ ex assessore comunale (1989 -1997) di Reggio Calabria Nino Mallamaci sul momento politico che sta vivendo attualmente la Città.
Ma dove vuole arrivare Giuseppe Falcomatà? Ha una strategia? E se ce l’ha, c’è posto in essa per i problemi che la città deve affrontare quotidianamente e in prospettiva? Su quest’ultimo aspetto la mia risposta è immediata e definitiva: no, assolutamente. Altrimenti non avrebbe neanche iniziato questa lotta donchisciottesca contro l’intero consiglio comunale e, in particolare, contro il suo partito. O l’avrebbe cessata quando è apparso chiaro – forse a tutti tranne che a lui, mi viene da credere – che non sarebbe arrivato da nessuna parte. Ma alla luce delle sue ultime prese di posizione sono portato a ritenere che non riesca neanche a capire che cosa sia opportuno fare per raggiungere i suoi obiettivi personali. Come può pensare di arrivare alla candidatura alle regionali da presidente, per essere eletto consigliere di minoranza (non altro), o di candidarsi e ottenere uno scranno a palazzo Campanella, con il suo partito contro, essendo già inviso a tre quarti della città e indifferente se non peggio alla popolazione dell’intera provincia? Quando Italo imponeva la sua visione e i suoi uomini, con buoni risultati per la città intera, aveva in mano tutti gli elementi per farlo. La sua forza derivava dai dati elettorali, dal consenso tra i cittadini di Reggio e presso tanti italiani di ogni parte del Paese, dall’osservazione di una città che cresceva. Una condizione simile, non a quei livelli certamente, l’attuale sindaco l’ha vissuta dopo la prima scalata alla poltrona di primo cittadino, e per un breve periodo. Dopo si è verificata una caduta continua e inarrestabile, frutto dell’incapacità amministrativa e nei rapporti personali soprattutto sua, ma anche dei suoi fedelissimi chiamati a governare solo in ragione della loro dipendenza – accondiscendenza verso il capo. Ora, a quasi un decennio di distanza, vorrebbe dettare legge come se nulla fosse successo. Come se alle ultime elezioni non avesse avuto la meglio solo per la proposta inconsistente del campo avverso e per la risposta positiva al ballottaggio venuta dai cittadini di centrosinistra soltanto per ragioni di appartenenza e della sua promessa di cambiare registro, rimasta lettera morta. È sbalorditivo, incomprensibile, come l’arroganza, in uno scenario del genere, anziché affievolirsi sia aumentata a dismisura. Come la convinzione di cambiare tutto a suo piacimento – quando, detto per inciso, il problema principale è lui e lui solo, e gli altri in misura nettamente minore – potesse uscire dai suoi desiderata ed entrare a far parte del patrimonio comune della maggioranza o addirittura di altri soggetti politici di area. Davvero un caso da studiare. Ma mentre l’analisi di un atteggiamento irrazionale come quello di Falcomatà potrebbe andare avanti ed approdare a qualcosa, la città continuerebbe ad andare indietro, come fa da anni. Ce lo possiamo permettere?
Reggio Calabria, 1.1.2024
Nino Mallamaci